Rassegna stampa
 


I FARSAIOLI RICORDANO VAJONT, UNA FRAZIONE DIMENTICATA DA TUTTI

Il Gazzettino- 12 Novembre 2013 pagina XII Val Belluna Alpago
L'ultima fatica della compagnia teatrale "I Farsaioli" di Soverzene, si chiama "La Sapadina" ed é la storia dimenticata del paese di Vajont in comune di Castellavazzo, una ottantina di abitanti. Quanti hanno visto lo spettacolo, in anteprima a Soverzene e successivamente a Castellavazzo, hanno affermato che é la più bella manifestazione sul 50° della catastrofe. Sono due ore che ti incollano al palcoscenico, la prima parte é allegra, la seconda ti fa venire le lacrime. Il paese di Vajont stava all'uscita della gola, l'acqua quella sera del 9 ottobre '63 si riversò sopra il paese, formando un lago profondo 60/70 metri, per una larghezza di circa 80, la frazione venne cancellata dalla carta geografica, e successivamente non venne più ricostruita a Castellavazzo, E' la storia di una piccola borgata dimenticata. Il paese confinava con Codissago, con Erto-Casso, il torrente Vajont, Dogna e Rivalta. I Farsaioli hanno voluto ricordare la scomparsa di questo paese inserendo personaggi realmente esistiti in quella epoca. (M.B.)

Giornata di commemorazione delle vittime di Castellavazzo e frazioni di Codissago e Vajont
Si svolgerà sabato 26 ottobre 2013, a cura del Comune di Castellavazzo, una giornata di commemorazione delle vittime di Castellavazzo e frazioni di Codissago e Vajont. Qui di seguito il programma: 

ore 15,00 presso la Sala Polifunzionale - Zona Malcolm
Escursus storico delle zone comunali distrutte dalla tragedia  con proiezione di diapositive a cura di Agostino Sacchet
Testimonianze dei superstiti di  Codissago e  Vajont 
ore 16,00 nei pressi del Ponte Campelli
Scoprimento di un pannello commemorativo della frazione Vajont ed a perenne ricordo di tutte  vittime del Comune di Castellavazzo.
 
ore 20,30 presso la Scuola dell'Infanzia di Castellavazzo
"La Sapadina, storia dimenticata di Vajont". Rappresentazione teatrale della Compagnia "I Farsaioli" di Soverzene

Castellavazzo commemora le sue vittime cinquant’anni dopo il Vajont

CASTELLAVAZZO. Vajont si trovava praticamente di fronte al punto in cui il torrente che usciva dalla stretta gola si tuffava nel Piave, in Comune di Castellavazzo, poco più a valle di Codissago, di...
vajont 1963  posata una targa nella zona dove sorgeva la cartiera 
  CASTELLAVAZZO. Vajont si trovava praticamente di fronte al punto in cui il torrente che usciva dalla stretta gola si tuffava nel Piave, in Comune di Castellavazzo, poco più a valle di Codissago, di fronte a Longarone. C’era la cartiera, che dava lavoro ad intere famiglie di Castellavazzo e Longarone ed era alimentata con una centralina idroelettrica che sfruttava proprio l’acqua del torrente. C’erano due segherie, una macelleria con relativo macello, un ristorante affittacamere, uno spaccio, una casa cantoniera ed uno spaccalegna. C’era perfino una balera, “La fossa dei serpenti”, che diventava luogo di ritrovo fisso delle serate dei giovani della zona. E c’erano anche alcune case, abitate per lo più dai tecnici della cartiera, e dalle loro famiglie.Poi, la notte del 9 ottobre di 50 anni fa, quell’intera comunità venne spazzata via.I superstiti, alle prime luci del giorno successivo, vedevano solo un gran lago ed una spianata di ghiaia dove prima c’era Vajont. In quel punto l’acqua cadde con tutto il suo peso, prima di risalire a distruggere Longarone e tutti gli altri paesi della zona vicini al greto del Piave.Tra gli abitanti di villa Malcolm, Codissago e Vajont, in quei tragici minuti il Comune di Castellavazzo perse 111 concittadini. E da ieri, a ricordare il luogo in cui 50 anni fa sorgeva Vajont, sorge un pannello commemorativo, inaugurato al termine di un pomeriggio che l’amministrazione di Castellavazzo ha voluto dedicare al ricordo di tutte le vittime.La commemorazione è cominciata nel primo pomeriggio nella sala polifunzionale in zona Malcolm, con un escursus storico delle zone comunali distrutte dalla tragedia. Il relatore Agostino Sacchet, illustrando alcune diapositive storiche, ha ricordato le origini della villa Malcolm, e soprattutto dell’area di Vajont: «Era in una posizione strategica per l’industria del legname che già nel secoli dal 1400 al 1800 vedeva in Castellavazzo e Codissago uno snodo cruciale. Vi sorgevano magli, mulini, segherie e depositi di legname. Era anche un importante snodo viario: ponti di legno la collegavano a Longarone e alle frazioni di Dogna e Provagna, e da lì partivano i sentieri per la Valcellina. Poi, all’inizio del ’900, arrivarono la cartiera e la strada carrozzabile. E così, nella prima metà del secolo scorso, Vajont era cresciuta tanto che nel 1960 il Comune di Castellavazzo l’aveva riconosciuta frazione, al pari di Codissago, Olantreghe e Podenzoi. Poi venne il disastro, che si portò via tutto».Alla relazione di Sacchet sono seguite le testimonianze di alcuni superstiti di Codissago, quindi il trasferimento nella zona in cui sorgeva la cartiera, per lo scoprimento della targa. E in serata, nella scuola dell'infanzia, la compagnia "I Farsaioli" di Soverzene ha messo in scena "La Sapadina, storia dimenticata di Vajont".
Michele Giacomel     Corriere delle Alpi       27 ottobre 2013

Il gruppo «I Farsaioli» adotta casa Pollicino

il Corriere delle Alpi — 12 dicembre 2009   pagina 19   sezione: AGENDA

 BELLUNO. Stasera alle 21, al Giovanni XXIII, “I Farsaioli”, rappresenteranno la loro commedia dialettale in 3 atti dal titolo “Massa tant e massa poc”, a favore del Comitato Pollicino di Belluno. Il rapporto di amicizia tra la compagnia e l’associazione si sono fortificati negli ultimi anni anche grazie alle esperienze volontaristiche svolte a Petrosani, nella Casa alloggio Pollicino, da Ferdinando Pierobon, uno dei membri del gruppo.  La conoscenza diretta della drammatica realtà dei bambini della Romania, le immagini e i racconti dei fondatori, uniti alla grande sensibilità di tutti “I Farsaioli”, avevano già spinto gli attori a rappresentare questa opera il 4 ottobre dello scorso anno nella sala parrocchiale della chiesa di Polpet. In quella occasione durante la serata erano stati raccolti e devoluti a Pollicino 400 euro, ma la bontà d’animo degli attori è andata ben oltre: il gruppo, infatti, ha ora adottato ufficialmente la Casa Pollicino.


A Trichiana si interrogano: «Massa tant o massa poc?»

il Corriere delle Alpi — 12 febbraio 2009   pagina 36   sezione: SPETTACOLO

Ritorna Trichianateatro, la rassegna organizzata dal Comune e dalla Biblioteca, con il patrocinio dell’assessorato alla Cultura della Provincia. SI inaugura sabato prossimo, alle 21, nella Sala San Felice con i “Farsaioli”, la compagnia amatoriale di Soverzene che dal 1991 porta nei palcoscenici commedie in dialetto bellunese. Le vicende sono raccontate con una parlata espressiva, ricca di proverbi e vocaboli, forse oggi in disuso, ma ancora vivi nella memoria della gente.  Un’altra caratteristica è la cura che viene posta nella precisa ambientazione storica: dal recupero delle vecchie tradizioni al ritrovamento dei lavori di una volta, alla riproduzione degli abiti d’epoca.  Le vicende che raccontano sono distanti almeno un secolo da noi e anche quella di sabato, “Massa Tant e Massa Poc”, ci riporta in un paese che sorge sulla riva del nostro fiume, a Borgo Piave, ai primi del Novecento. La vita faticosa degli zattieri si intreccia con quella dell’oste, delle lavandaie, del calzolaio, dei contadini, dei “botèr”, ma anche con quella delle persone più in vista, come il brigadiere dei carabinieri, la romantica signorina Clotilde, il commerciante...  E’ la classica commedia degli equivoci, dove nascono amori, si fanno congetture, si buttano là dei sospetti, s’inventano pettegolezzi conditi dalla curiosità di sapere quello che succede dietro gli usci; erano i tempi in cui non c’era la televisione, ma “la vita in diretta” era qualcosa di autentico che andava oltre il semplice “farsi gli affari degli altri” perché c’era il collante dell’affetto, della fiducia reciproca e dei genuini rapporti umani che univano le piccole comunità rurali, ormai quasi scomparse.  La commedia, come le altre del repertorio dei “Farsaioli”, è scritta da Daniela Savi, che segue ogni produzione della compagnia anche come regista.  La rassegna si concluderà sabato 21 febbraio con la Compagnia veneziana “Teatro Immagine”.  Il gruppo nasce nel 1989 su iniziativa di un manipolo di giovani attori provenienti da varie esperienze del teatro popolare veneto. L’impegno che li accomuna è quello di rivalutare la commedia dell’arte, patrimonio della cultura italiana, specialmente veneta, attraverso lo studio e la ricerca sulle metodiche dell’improvvisazione e dell’interpretazione dei canovacci storicamente tramandati, sulle pantomime e sull’uso delle maschere.  A Feltre, nell’ottobre scorso avevano portato in scena, con successo, “I promessi sposi” trasformando il capolavoro letterario in una divertentissima commedia, assai movimentata nel turbinio di colori e scambi di ruoli. Qualcosa di simile accadrà a Trichiana: “Il mastino di Barkerville”, una delle opere più famose di Arthur Conan Doyle, inventore del famoso detective Sherlock Holmes, diventerà una commedia dell’arte, dove Holmes si trasformerà in Sior Olmo e Watson vestirà i panni dello Zanni.  Info e prevendite: Biblioteca civica tel 0437/555274 biblioteca.trichiana@valbelluna.bl.it - Lina Beltrame


Il ritorno de «I Farsaioli»

il Corriere delle Alpi — 03 febbraio 2009   pagina 17   sezione: AGENDA

  TRICHIANA. La compagnia teatrale “I Farsaioli” di Soverzene presenterà la commedia dialettale in tre atti “Massa tant e massa poc” ovvero amori, zattere e barili a Trichiana e Castellavazzo mentre annuncia che è stata annullata la recita in programma per sabato a Vittorio Veneto. Il primo appuntamento è per sabato 14 alle 20,30 nella sala “San Felice” di Trichiana; il secondo per sabato 28, sempre dalle 20,30 nella palestra della ex scuola media di Castellavazzo. I dirigenti della compagnia annunciano che stanno definendo il programma delle rappresentazioni per la nuova stagione ed invitano pertanto le associazioni pro loco ed altri sodalizi interessati a prendere gli opportuni contatti al più presto per fissare eventuali spettacoli, scrivendo all’indirizzo di posta elettronica: ifarsaioli@libero.it. La compagnia teatrale “I Farsaioli” sorta nel 1991 a livello amatoriale con il nome “Gruppo Giovani di Soverzene”, opera nel campo del teatro popolare dialettale, ispirato alla vita di un tempo tramandataci oralmente, con particolare attenzione al recupero delle tradizioni locali del Bellunese ed alla ricerca della genuinità dell’aspetto linguistico. (rob.)

 

I Farsaioli aiutano Petrosani

il Corriere delle Alpi — 22 ottobre 2008   pagina 33   sezione: SPETTACOLO

Spettacolo di solidarietà per la compagnia «I Farsaioli» di Soverzene che ha messo in scena nella sala parrocchiale di Polpet la commedia dialettale “Massa tant e massa poc”, raccogliendo una somma di 400 euro devoluta interamente al Comitato Pollicino Onlus.  Una serata di beneficenza a favore di questo comitato che ha inaugurato il 4 ottobre scorso la Casa alloggio a Petrosani, una struttura per aiutare i piccoli bambini rumeni, abbandonati, semiabbandonati e colpiti dalla sindrome di Down.  La struttura, realizzata con aiuto e sostegno di tanti volontari sensibili al messaggio di solidarietà lanciato dal Comitato, ha necessità di altri aiuti per renderla più accogliente.

 

I Farsaioli sono di scena

il Corriere delle Alpi — 14 maggio 2008   pagina 22   sezione: PROVINCIA

 RIVAMONTE AGORDINO. Nuova iniziativa targata “I Riva Insieme”. Sabato prossimo, sarà di scena a Rivamonte la Compagnia teatrale Soverzene, “I farsaioli” con la commedia dialettale in tre atti “Amori, zattere e barili”, ovvero “Massa tant e massa poc”.  L’appuntamento, di sicuro interesse, sarà costituito da una rappresentazione brillante con collaudati testo e regia di Daniela Savi e con un affiatato gruppo di interpreti fra cui spicca Pierantonio Balbinot, personaggio simpaticissimo e straordinario attore, capace di svolgere disinvoltamente due ruoli nella stessa commedia.  L’inizio dello spettacolo è fissato per le 20.30 alla Casa della Gioventù del paese. (gi.san.)

 

 

Vita e lavoro degli Zattieri narrati al Giovanni XXIII dal gruppo dei Farsaioli

il Corriere delle Alpi — 04 gennaio 2008   pagina 33   sezione: SPETTACOLO
Sabato scorso, il teatro Giovanni XXIII ha realizzato il tutto esaurito con la commedia «Massa tant e massa poc», portata in scena dalla compagnia amatoriale I Farsaioli di Soverzene, gruppo che dal 1991 si è specializzato in rappresentazioni nel dialetto locale, quello più genuino e originale.
 Saranno state la presenza di un pubblico numeroso, l’occasione di recitare in città, l’atmosfera festosa del Natale appena trascorso, fatto sta che gli attori sono stati avvolti dalla magia del teatro. Fin dalle prime battute, è apparsa evidente l’intesa che li ha uniti e che li ha guidati per tutta la commedia.
 La commedia in costume mostra uno spaccato di vita degli zattieri di Borgo Piave nei primi del ’900, quando la piazzetta centrale del quartiere era il palcoscenico privilegiato per gli incontri fra gli abitanti, i bottegai, uomini e donne, ma soprattutto gli zattieri al ritorno dalla fatica quotidiana.
 Erano i tempi in cui tutti sapevano tutto di tutti, nessuno poteva tenere nascosti i propri segreti. Anzi, questi prendevano corpo, s’ingrandivano attraverso la curiosità, le chiacchiere, i pettegolezzi, le supposizioni. Ma, allo stesso tempo, ognuno cercava di capire e giustificare l’altro ed era pronto a dare una mano. Gente che s’incontra nella piazza, sotto lo sguardo di Vetòr, il calzolaio a cui nulla può sfuggire, o di Berto, l’oste indaffarato a sistemare i tavolini e servire da bere a Toni, Milio, Checo e Nani, oppure alla Pierina, che a volte riesce a scroccargli un grappino.
 Per quella piazza, passano i botèr, le lavandaie, Nena e Liseta, Pina, la cameriera del farmacista e lì c’è l’incontro sentimentale tra Carino, il brigadiere dei carabinieri, e la signorina Clotilde.
 Tutto è pronto per uno sviluppo comico e grottesco, ma anche romantico e misterioso ed è l’arrivo del commerciante Vasòn a dare il via all’incalzare degli avvenimenti, che si concludono nell’immancabile e prevedibile lieto fine.
 Il pubblico si è divertito molto, ha applaudito a scena aperta e all’abbassarsi del sipario ha più volte richiamato in scena gli attori per esprimere l’entusiasmo con applausi sempre più fragorosi.
 La commedia, come le altre sei del repertorio dei Farsaioli, è scritta da Daniela Savi. La studiosa vive a Verona ma è originaria di Soverzene e segue ogni produzione della compagnia anche come regista. La serata era stata organizzata dall’associazione Cucchini, con offerta libera a favore dello stesso sodalizio. Il presidente Vittorio Zampieri ha ricordato che la fondazione risale al 1989 e si ispira all’attività del professor Francesco Cucchini, già primario radiologo nell’ospedale di Belluno, che per primo si occupò del dolore e della sua terapia. Nel corso degli anni, l’associazione ha fornito assistenza domiciliare e supporto a più di 850 malati e alle loro famiglie, avendo come riferimento il servizio di terapia antalgica di Belluno, in cui ha operato il dottor Giuseppe Tormen. Da sempre ha favorito la formazione di medici, infermieri psicologi e volontari per la pratica di cure palliative rivolte soprattutto ai malati terminali.
 Zampieri ha ricordato come la realizzazione di «Casa Tua Due» vicino all’ospedale San Martino sia in buona parte dovuta all’impegno della Cucchini, presente con i propri volontari in quella parte dell’ospedale che accoglie i malati gravi.
 A breve sarà terminata anche la costruzione della sede, dove troveranno posto la segreteria della Cucchini, le aule e le strutture necessarie alla formazione dei volontari. Lina Beltrame

 

 

I «Farsaioli» al diocesano per la Cucchini

il Corriere delle Alpi — 28 dicembre 2007   pagina 16   sezione: AGENDA

 BELLUNO. La Compagnia teatrale “I Farsaioli” metterà in scena domani, alle 20.30, al teatro “Giovanni XXIII” di piazza Piloni la commedia dialettale “Massa tant e massa poc”. La rappresentazione è a scopo benefico, infatti il ricavato dello spettacolo andrà a favore dell’Associazione Cucchini che opera gratuitamente per l’assistenza e il sollievo dei malati oncologici e delle loro famiglia, sia presso la struttura Casa Tua2 sia a domicilio. “Massa tant e massa poc” è l’ultima fatica de “I Farsaioli” con la quale la Compagnia, nata nel 1991, prosegue la propria ricerca e la rappresentazione del mondo locale. In particolare questa volta mette in scena il mondo che nei primi anni del ‘900 ruotava attorno agli zattieri del Piave e che aveva nella piazza di Borgo Piave il proprio ambiente naturale.

 

Vita e chiacchiere degli zattieri

il Corriere delle Alpi — 09 novembre 2007   pagina 40   sezione: SPETTACOLO

Dopo un periodo di silenzio forzato, sono tornati in scena «I Farsaioli», la compagnia di teatro amatoriale che è attiva a Soverzene dal 1991.  Fin dall’esordio, il gruppo si rivolge al teatro popolare dialettale ispirato alla vita di un tempo, al recupero delle tradizioni locali del Bellunese e allo studio del dialetto originale, libero da ogni contaminazione.  Proprio nella nuova sala comunale di Soverzene, in breve riempita di pubblico, domenica scorsa «I Farsaioli» sono tornati proponendo la commedia «Massa Tant e Massa Poc», ispirata alla vita degli zattieri di Borgo Piave dei primi anni del ‘900.  La piazza del borgo, riprodotta sul palcoscenico, diventa teatro delle vicende che ruotano attorno ai personaggi, intrecciando momenti di vita quotidiana che prendono ben presto la piega dell’equivoco, del mistero e di un pizzico di giallo, il tutto incrementato dalle chiacchiere, dalla curiosità, dai pettegolezzi, dalle supposizioni, insomma da quella che appare come la tendenza a «farsi gli affari degli altri», ma che in realtà non è altro che il profondo affetto che unisce le piccole comunità rurali, ormai quasi scomparse.  Sulla piazzetta si affaccia la bottega del calzolaio Vetòr, l’osteria di Berto frequentata dagli zattieri Toni, Milio, Checo e Nani e qualche volta anche da Pierina, la contadina che alla fontana lava le verdure prima di portarle al mercato e che, per scongiurare il congelamento alle mani per colpa dell’acqua fredda, riesce a scroccare un grappino all’oste.  Ci passano anche le lavandaie Nena e Liseta, la cameriera Pina, e poi c’è l’incontro romantico tra il brigadiere dei carabinieri e la signorina Clotilde.  A collegare o separare le scene, il passaggio dei due stanchi “botèr”.  L’ambiente lascia già intravedere una trama probabile, ma l’arrivo del commerciante Vason è la miccia che la farà esplodere in un intrico di equivoci, di situazioni divertenti e sorprendenti conseguenze che sfoceranno nell’immancabile lieto fine.  Gli attori, tutti in abiti rigorosamente d’epoca, hanno suscitato simpatia tra il pubblico, che si è divertito e ha applaudito con calore le battute spiritose.  Fra tutti sono emerse la bravura e la spontaneità delle due lavandaie e la mimica dell’attore che ha interpretato il ruolo dei due fratelli gemelli, uguali nell’aspetto ma diversissimi nei risvolti del carattere.  La commedia, come le altre sei del repertorio dei Farsaioli, è scritta da Daniela Savi. La studiosa vive a Verona ma è originaria di Soverzene e segue ogni produzione della compagnia anche come regista. (li.be)

 

 

Le «baruffe» di Soverzene

il Corriere delle Alpi — 03 novembre 2004   pagina 16   sezione: AGENDA

 

 PUOS D’ALPAGO. Il teatro dialettale sale sulla ribalta di Puos. Sabato i “Farsaioli” presenteranno la commedia dialettale in tre atti “Na lengua che taia e una che cusis”. Lo spettacolo inizierà alle 20.30 nella sala della Casa della Gioventù. Sarà l’ultima occasione per vedere questa piéce perché il gruppo teatrale di Soverzene si sta preparando su nuovi testi.  “Na lengua che taia e una che cusis” è scritto da Daniela Savi. La commedia, in dialetto bellunese, trae ispirazione dalle gesta, tramandate oralmente, di alcune persone realmente vissute a Soverzene in un lontano passato. Personaggi come le sorelle zitelle Oche e il forestiero Noro, trapiantato a casa della moglie. La trama è scandita dai pettegolezzi delle Oche e dalla ricerca di Noro, ruvido e scontroso, impegnato a scoprire chi sia a rubare i suoi fichi. In questo contesto si inseriscono l’otacolata storia d’amore tra Catina, figlia di Noro, e Jovanin, povero casaro, e le avventure di Zeleste “Roso” e sua moglie, vittime delle Oche impiccione. Attraverso questi episodi e l’uso del dialetto lo spettacolo fa rivivere la memoria di un passato che sembra lontano.  Il gruppo teatrale di Soverzene opera dal 1991 a livello amatoriale e si occupa di teatro popolare dialettale, ispirato alla vita di un tempo tramandata oralmente dalle generazioni più anziane. L’attenzione è rivolta al recupero delle tradizioni locali e alla ricerca della genuinità dell’aspetto linguistico. Sul palco di Puos saliranno Angelino Balbinot (Noro), Liliana Savi (Regina), Dolores Cassol (figlia di Noro), Pierantonio Balbinot (Zeleste), Mauro Savi (moglie di Zeleste), Lida Savi (Cioia), Anna Savi (Ghina), Luciano Rold (Micel), Renato Salvagno (Jovanin), Arcangelo Trevisson (Bortol), Ruggero Savi (prete). La regia è di Daniela Savi, l’assistenza di Domenico Cassol, le scene di Pierantonio Balbinot e le luci di Luca Balbinot. (e.c.)

 

 
     
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